domenica, novembre 27, 2005

Tempo, tempo, tempo

Tempo: è quello che mi manca in questo periodo...
Ho un sacco di cose da fare, tutte importanti e tutte interessanti (o quasi), ma non ho materialmente il tempo di farle.
Mi alzo al mattino e penso alla giornata intensa che ho davanti ma... in un attimo mi ritrovo già di ritorno da scuola e poco dopo sto per andare a dormire.
Il tempo passa velocissimo e mi sembra che vada più veloce di me, costringendomi ad inseguirlo per cercare di fermarlo, anche se so che non ce la farò: chi è che può fermare il tempo? Avrò bisogno di Momo?
Mi sembra di essere perennemente in corsa, a rincorrere qualcosa che mi fa una linguaccia come per dire "Tanto non mi prendi!" e se ne và sempre un attimo prima che io riesca a prenderla.
La mia mente è affollata dalla voglia di fare tante cose, ma poi non ne trovo il tempo materiale e finisco per farne solo parte...
Per questo spero che i miei cari lettori (voi, insomma, che leggete questo blog e magari per settimane avete cliccato su www.somis.blogspot.com sperando di vedere un post nuovo) mi scuseranno per l'assenza di quasi un mese dal blog, dovuta in parte alla mancanza di tempo e in parte alla mancanza di cose intelligenti da scrivere (e allora, meglio niente che cose stupide!).
Spero d'ora in poi di riuscire a prendermi, con la forza se serve, il tempo necessario a scrivere sul blog e a non lasciare così tanto tempo tra un post e l'altro!

martedì, novembre 01, 2005

Un bambino, solo un bambino

Era un bambino, solo un bambino.
Era perchè adesso non c'è più. Stamattina, con indosso una cintura esplosiva, si è fatto saltare in Iraq al passaggio di un generale della polizia irachena. Non è riuscito nel suo scopo (se quello era realmente quello che voleva e sapeva quello che stava facendo), ma ci ha rimesso la vita.
Chissà cosa ha spinto quel bambino, di dieci anni, quindi piccolo, ma abbastanza grande per farsi esplodere, a mettersi addosso dell'esplosivo e a dire, in un attimo, l'attimo giusto, in cui fare più male al generale "nemico": "Addio mondo, bello o brutto che tu sia, mi devo sacrificare, devo morire".
Chissà cosa ha pensato mentre si è fatto esplodere?
Chissà se, anche solo per un attimo, ha pensato di lasciar stare?
E perchè non ha lasciato stare?
Chissà dove ha trovato il coraggio di farsi saltare?
Chissà chi è quell'assassino, perchè di assassino si tratta, che ha riempito la testa di quel bambino di stupidaggini per convincerlo (o costringerlo) a farlo?
Chissà chi è stato a dirgli: "Vai e fatti esplodere"?
Perchè non si è fatto esplodere lui?
Forse non ne ha avuto il coraggio?
Però per spingere un bambino a uccidersi e a uccidere il coraggio l'ha trovato, eh?
Chissà, forse sono stati poprio suo padre o sua madre a costringerlo.
Non riesco a immaginare come si possa arrivare a tanto.
Le donne che, dopo il parto, uccidono i figli commettono un grave errore, ma umanamente è più facile comprenderle, perchè ci si può immaginare il disagio o il loro stato di confusiuone, anche se ciò non le giustifica.
Ma non si può comprendere, né perdonare, un genitore (o un adulto in generale) che spinge un bambino di dieci anni a uccidersi per colpire un "nemico".
Finché è un adulto a diventare kamikaze il fatto è preoccupante perchè c'è gente che, in nome di un'ideologia, pur di uccidere qualcun altro è pronta a morire, ma perlomeno colui che si è fatto esplodere sa perchè l'ha fatto, ne è consapevole, almeno un po'.
Un bambino invece no.
Un bambino di dieci anni non riesce, non può capire chi è quello che deve uccidere e perchè deve morire.
Un bambino è troppo piccolo, deve giocare con dei giochi, non con dell'esplosivo.
Un bambino non può essere consapevole di quello che sta facendo, se si tratta di gesti così estremi.
Un bambino è solo un bambino. Un bambino era solo un bambino e non potrà mai crescere, perchè stamattina si è fatto esplodere.