mercoledì, novembre 18, 2009

Changing life

(Orcadi - foto by Somis)

A volte si scrive perchè "si deve". Altre perchè gli ultimi post sono ormai così vecchi... altre ancora perchè qualcuno ti dice: "E' da tanto che non scrivi sul blog!", o perchè ti succede qualcosa che pensi sia meritevole di essere riportato sul blog.
Altre volte, invece, perchè pensi che metterli nero su bianco possa aiutarti a dare un ordine a tutti i pensieri che ti affollano la mente, a regalarti un momento in cui scollegarti dal mondo e pensare a te stesso, a trovare un collegamento tra cose che, pur molto diverse tra loro, fanno comunque parte della tua vita. Scriverle, metterle una in fila all'altra, è in un certo senso rassicurante: ti fa illudere che esse stiano ferme e che tu possa governarle, controllarle, e che non possano cambiare.
Questa, forse, è una di quelle occasioni. Una di quelle in cui ti metti a scrivere e non sai nemmeno perchè lo fai: metti su un po' di musica (magari natalizia, visto il periodo), apri il blog, e inizi...
Ti fermi un attimo e pensi ai mesi che stai vivendo. Mesi che solo l'anno scorso, quando tutte le mattine alle 7.24 avevo appuntamento con la 62 e alle 8 con la campanella, con verifiche e interrogazioni, aspettavo con impazienza, e che pure non sapevo come immaginarmi. O, anzi, forse sì: me li aspettavo come chi lavora aspetta le vacanze, con tanto tempo da dedicare a tante cose.
Adesso che questo momento lo vivo davvero, e non solo nella mia immaginazione, posso dire che sì, ho molto più tempo rispetto a prima per fare quello che voglio. Eppure mi ritrovo, talvolta, a rimpiangere la 62 delle 7.24 e la campanella delle 8. A rimpiangere quelle certezze, quei paletti, quegli obblighi che in qualche modo segnavano la strada, e dai quali non si poteva sfuggire. La libertà di gestirsi è qualcosa di molto importante, ma richiede una responsabilità molto più grande.
Ma c'è dell'altro. Oltre ai cambi di abitudine, ai cambi nel modo di organizzare la giornata, di concepire lo studio, di considerare amicizie e relazioni. C'è un cambiamento nel modo di vedermi. C'è che adesso mi sento davvero grande. O, forse, solo un po' più grande. Ma stavolta - dopo diciottesimi, timidi inizi di lavoro, passaggi dall'altra parte della barricata e maturità - mi sembra (fino a nuovo ordine) di avere fatto il salto decisivo. Perchè non è più un singolo fatto, ma tutto un insieme di cose, insieme allo sguardo che in questo periodo posso dare alla mia vita, a farmi dire che son cresciuto.
Oltre a quella sensazione di distacco, di "superamento", nei confronti di quei mondi che fino a poco tempo fa erano la mia vita, per cui mi arrabbiavo e mi preoccupavo, e che adesso fanno solo (come se fosse poco!) parte del mio passato.
In tutto ciò il Natale si avvicina, e forse questo misto di nostalgia e attenzione al futuro è dovuto anche a questo.

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