mercoledì, marzo 15, 2006

Aspettare


E' da un po' di tempo che tutte le mattine vedo, dall'autobus che mi porta a scuola, una signora, ferma per strada, che aspetta. E' vicino alla fermata dell'autobus ma non aspetta l'autobus, quindi quando la vedo mi chiedo sempre chi stia aspettando.
Un amico? Un'amica? L'amore?
Aspettare...
Aspettare dietro la linea gialla.
Aspettare l'autobus.
Aspettare il proprio turno.
Aspettare qualcuno.
Aspettare qualcosa.
Aspettare un momento.
Quanti significati può avere "aspettare"! In quanti contesti può essere usato!
Si può aspettare qualcuno: una persona cara, un amico, un'amica...
Ma si possono aspettare anche tante altre cose.
Si può aspettare un momento, oppure si può aspettare che un momento passi, chiudendosi in un letargo più o meno lungo e aspettando che qualche particolare periodo ci scivoli addosso.
Si può aspettare di cambiare, oppure si può aspettare che il mondo intorno a noi cambi. O, ancora, che chi ci sta intorno cambi.
Nel frattempo, ci chiudiamo sempre nel nostro letargo quotidiano, vivendo le nostre giornate con l'opzione risparmio energia, sprecando il minimo indispensabile e lasciando che gli eventi ci tengano impegnati mentre aspettiamo. Ci lasciamo trascinare (e distrarre) dalle cose piccole e futili per dimenticare quelle più grandi.
Eh già, perchè spesso aspettare può anche fare rima con dimenticare.
Aspettare di riuscire a dimenticare qualcosa di bello o, più spesso, qualcosa di brutto, di triste, in cui magari siamo piombati dopo quel qualcosa di bello che, appunto, vogliamo comunque dimenticare perchè legato ad un momento triste (questo è un pensiero molto contorto, lo so. Ma sono certo che i miei "venticinque lettori" (per citare il Manzoni) capiranno ugualmente quello che ho scritto).
A volte si può aspettare di dimenticare un'offesa, uno strappo che ci ha fatto litigare con un amico, in attesa di fare pace. O, al contrario, si può aspettare che l'altro si dimentichi di una frase detta al momento sbagliato, per ricucire un'amicizia spezzata per motivi futili. Nel frattempo, c'è sempre il letargo.
Il problema è che, forse, non siamo molto padroni della nostra capacità di aspettare: qualche volta aspettiamo troppo, e aspetta aspetta il treno passa anche senza di noi (non sempre siamo così in anticipo da poter prendere quello dopo e arrivare ugualmente in orario), altre volte aspettiamo troppo poco e prendiamo il treno troppo in anticipo, arrivando a destinazione senza trovare le persone con cui ci dovevamo incontrarci. Oppure, talvolta non ci accorgiamo che stiamo aspettando qualcosa o qualcuno, così non riusciamo a comportarci di conseguenza, oppure sono gli altri a non capire che stiamo aspettando (chi o cosa non è sempre dato sapere) ed è per quello che siamo in letargo.
Mi accorgo, rileggendo quello che ho scritto, di essere diventato forse un po' pazzo ma, dato che anche i più grandi geni sono stati considerati per lungo tempo matti, non me ne ne faccio un problema, anzi, "me ne farò una ragione" (la mia mamma capirà il perchè di questa citazione).
So di aver trascurato questo blog per molto tempo, ultimamente, e chiedo scusa ai miei "venticinque lettori" (sempre citazione manzoniana, anche se so che i miei lettori sono di meno, ma "me ne farò una ragione"). Per rimanere in tema con il post di oggi, forse ho aspettato a lungo prima di scriverlo perchè non avevo nulla di particolarmente intelligente da scrivere.

Vi capita mai di aspettare qualcosa/qualcuno? Cadete in letargo? Ve ne accorgete o avviene tutto inconsciamente? I commenti a questo post sono a vostra disposizione...!