giovedì, febbraio 22, 2007

Nostalgia time...

(Norvegia - foto by Somis)

Perchè nostalgia significa quasi sempre tristezza?
Perchè ci sono dei momenti, delle situazioni, delle congiunzioni degli astri che fanno in modo che basti veramente un niente per essere travolti da un fiume di ricordi, di emozioni, di sensazioni difficili da descrivere?
E perchè in questi momenti si finisce sempre per apprezzare il passato più del presente, guardando solo i lati positivi di "una volta" e non quelli di adesso, e vedendo immancabilmente solo i lati negativi del presente?
Anche se alcuni momenti belli sono passati, ciò non significa che non ne stiamo vivendo altri, belli in modo diverso ma sempre belli? E perchè non ce ne accorgiamo mai?
Perchè ricordare ci fa isolare dal mondo per un periodo di tempo più o meno lungo, nel quale ci facciamo cullare (o travolgere) dai ricordi, e non possiamo fermarci, o proteggerci, ma solo lasciarci trasportare, abbandonando per un po' tutto quello che ci sta intorno?
E perchè ricordare è una sensazione così bella e allo stesso tempo così triste?
Come facciamo ad essere nostalgici anche di momenti in cui non eravamo affatto felici?
Forse perchè quei momenti - belli o brutti che siano - sono comunque passati, e per questo sono in qualche modo "stabili", certi, sicuri, mentre il presente e il futuro sono così incerti, confusi, nebulosi, vuoti di certezze... e ciò che è incerto e confuso ci fa paura, anche se non vogliamo darlo a vedere.

1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Consiglio le splendide parole di Leopardi (il mitico Giacomino) in materia.

E consiglio anche questa, sempre del Giacomino:

ALLA LUNA

O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l’etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l’affanno duri!

07 maggio, 2007 23:19  

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