lunedì, agosto 07, 2006

Città vuota


Oggi, camminando per le vie della città, stentavo a riconoscerla come la mia Milano.
Era strano vedere la città straordinariamente vuota. Negozi chiusi (tutti, o quasi), strade deserte, metropolitana idem.
Sembrava una città vista al rallentatore. Quasi tutti quelli che sono rimasti in città sono quelli che anche durante l'anno non hanno mai fretta e non si mettono a correre per prendere la metropolitana, quelli che sanno aspettare. E vedere la città popolata solamente di gente che non aveva tutta la fretta e la frenesia che da sempre contraddistingue le metropoli come Milano faceva proprio un effetto strano.
Milano oggi era calma, tranquilla.
Tutti si lamentano sempre della frenesia delle grandi città. In agosto, deserta, Milano dovrebbe quindi essere più vivibile. Una città in cui per qualche settimana non si è sempre di corsa dovrebbe essere più vivibile.
Notino però i miei venticinque lettori che ho usato il condizionale, dovrebbe.
Perchè oggi l'astmosfera che ho respirato in città non era quella di una città vivibile. E nemmeno viva. Era una città morta, o almeno in letargo. Una città vivibile è una città in cui si sta bene sempre, e in cui non sono le serrande abbassate o le strade meno affollate a renderla meno frenetica.
La magia che - innegabilmente, checchè ne dicano quelli che la odiano, ma intanto ci vivono - c'è tra le vie di Milano è - che lo si voglia o no - fatta anche della frenesia dei suoi abitanti, del brulicare di persone che affollano le strade, delle insegne e delle vetrine colorate dei negozi. Se manca tutto questo, quell'atmosfera sparisce e la città appare morta, senza vita. Per fortuna, solo per qualche settimana.