History & memories
Un meritato ponte dopo un mese piuttosto intenso. È il 25 aprile, ma per me è solo una pausa delle ultime (piuttosto devastanti) fatiche scolastiche. Ne approfitto per andare a trovare lo zio di mio padre che da alcuni mesi non vedo. Gita fuori porta, giornata rilassante dopo tanto studio.
Si chiacchiera del più e del meno, e si finisce a parlare della festa della Liberazione. Il mio prozio mi racconta di quando era giovane, e quel periodo l'ha vissuto sulla sua pelle.
Ma non ci faccio troppo caso, si torna a casa e me ne dimentico.
Qualche giorno dopo però si torna a scuola, e una chiacchierata sul tema mi fa tornare in mente quel racconto. Torno a casa e chiedo spiegazioni a papà. Si mette a raccontare. Si sente che ha voglia di raccontare, che parlando con me è come se cercasse di far rivivere quei momenti che non ha vissuto, che ha solo sentito; vuole che lo aiuti a ricostuire.
Dalla guerra, dal nonno partigiano si passa a parlare d'altro. Parenti dimenticati, di cui prima non conoscevo nemmeno l'esistenza. Racconti su nonni che purtroppo ho conosciuto per poco tempo, o che se ne sono andati prima che io approdassi da queste parti.
Racconti di come era la vita un tempo, di come il nostro mondo sia cambiato. Paralleli con il presente, collegamenti con la storia, "caspita, ma loro c'erano!".
E allora capisco che la storia non è solo quella cosa così lontana e talvolta noiosa che si studia sui libri, ma la storia... è legata a quello che siamo, ma soprattutto a quello da cui veniamo...
È una sensazione strana. Se così tante cose sono successe in meno di un secolo, quando non c'erano ancora nemmeno i miei genitori, cosa succederà nella mia vita?
Il passato, non il mio ma quello della mia famiglia, di quelle persone senza le quali io non starei qui oggi a scrivere su queste pagine, si unisce inevitabilmente al futuro. Questo pensiero, a meno di due settimane dai 18, mi fa riflettere parecchio.
Un'ultima, breve considerazione. Questo tuffo nel passato mi ha fatto sentire come un richiamo di queste persone che non ci sono più, di questi fatti ormai diventati storia, di quei luoghi che li hanno visti e ormai non ne portano più le tracce. Una richiesta silenziosa di essere ricordati, di essere in qualche modo consegnati al futuro. Un po' come Omero ha consegnato al futuro le vicende di Achille, di Ettore, di Odisseo, per intenderci...
Si chiacchiera del più e del meno, e si finisce a parlare della festa della Liberazione. Il mio prozio mi racconta di quando era giovane, e quel periodo l'ha vissuto sulla sua pelle.
Ma non ci faccio troppo caso, si torna a casa e me ne dimentico.
Qualche giorno dopo però si torna a scuola, e una chiacchierata sul tema mi fa tornare in mente quel racconto. Torno a casa e chiedo spiegazioni a papà. Si mette a raccontare. Si sente che ha voglia di raccontare, che parlando con me è come se cercasse di far rivivere quei momenti che non ha vissuto, che ha solo sentito; vuole che lo aiuti a ricostuire.
Dalla guerra, dal nonno partigiano si passa a parlare d'altro. Parenti dimenticati, di cui prima non conoscevo nemmeno l'esistenza. Racconti su nonni che purtroppo ho conosciuto per poco tempo, o che se ne sono andati prima che io approdassi da queste parti.
Racconti di come era la vita un tempo, di come il nostro mondo sia cambiato. Paralleli con il presente, collegamenti con la storia, "caspita, ma loro c'erano!".
E allora capisco che la storia non è solo quella cosa così lontana e talvolta noiosa che si studia sui libri, ma la storia... è legata a quello che siamo, ma soprattutto a quello da cui veniamo...
È una sensazione strana. Se così tante cose sono successe in meno di un secolo, quando non c'erano ancora nemmeno i miei genitori, cosa succederà nella mia vita?
Il passato, non il mio ma quello della mia famiglia, di quelle persone senza le quali io non starei qui oggi a scrivere su queste pagine, si unisce inevitabilmente al futuro. Questo pensiero, a meno di due settimane dai 18, mi fa riflettere parecchio.
Un'ultima, breve considerazione. Questo tuffo nel passato mi ha fatto sentire come un richiamo di queste persone che non ci sono più, di questi fatti ormai diventati storia, di quei luoghi che li hanno visti e ormai non ne portano più le tracce. Una richiesta silenziosa di essere ricordati, di essere in qualche modo consegnati al futuro. Un po' come Omero ha consegnato al futuro le vicende di Achille, di Ettore, di Odisseo, per intenderci...
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